— Una curiosa ed inaspettata scoperta in un selvaggio valloncello sopra Macra.
13 Apr 2024 - Dopo un fine Marzo ricco di neve, altra inaspettata neve è caduta per tutto l'inizio di Aprile, permettendomi di fare un paio di altrettanto inaspettate uscite di scialpinismo primaverile (qualcosa che da anni non era più possibile fare).
Oggi però, nonostante in alta quota ci sia ancora molta neve, le temperature sono a dir poco estive con lo zero termico a 4000 m e ben 27 gradi a mezzogiorno già a 1500 m di altitudine (... e appena tre giorni fa aveva ancora nevicato oltre i 1900 m, con la stazione meteo alla grangia Collet che ha registrato altri 20 cm di neve fresca, un clima davvero impazzito)
Il richiamo delle vette più alte della val Maira mi spinge sempre a trascurare (a torto) la parte bassa della valle, altrettanto meravigliosa per escursioni e altre attività all'aperto. Oggi però complice un marcato rischio valanghe in quota e la "polenta" che troverei sotto ai piedi decido che è l'occasione giusta per salire qualche vetta più bassa (possibilmente senza neve).
Non ho una meta precisa ma l'idea potrebbe essere quella di salire il Rastcias, il Lubin o il Cugulet, cime della lunga dorsale attraversata dalla strada dei Cannoni.
Parto dal centro di Macra seguendo il classico sentiero dei Ciclamini.
A circa 1000 m di altitudine però una piccola traccia che si fa strada nel folto della vegetazione attira la mia attenzione e decido di seguirla lasciando i sentieri conosciuti. È ben visibile ma è spesso necessario aiutarsi con le mani per spostare rami ed arbusti che ostruiscono il passaggio (che si tratti di una vecchia mulattiera per portare le mucche al pascolo?)
Raggiunta una piccola altura la traccia prosegue, sempre sufficientemente visibile, nella folta boscaglia ai piedi di una vertiginosa parete a strapiombo.
Con molta fatica (per quasi tutto il tempo è necessario farsi strada tra alberi e cespugli) raggiungo una seconda altura da cui inizia un selvaggio valloncello davvero singolare: dalla vegetazione (un po' meno fitta del tratto precedente) spuntano ovunque torrette e guglie di calcare dolomitico.
Non vedo nessuno spazio che in passato sarebbe potuto essere usato per il pascolo del bestiame (troppa vegetazione), probabilmente la traccia che ho seguito fino a questo punto è stata fatta da animali selvatici.
La traccia si fa ora meno evidente e, constatato che raggiungere da qui la strada dei Cannoni sarebbe molto lungo e complicato (seppur fattibile), decido di raggiungere almeno le alture sovrastanti.
Nonostate la vegetazione sia un po' meno fitta continuo a dovermi aiutare con le mani per allontanare rami e cespugli che ovunque ostacolano il cammino (e l'abbigliamento estivo non aiuta, ho graffi dappertutto).
Mancano ormai poche decine di metri in verticale per raggiungere il filo di cresta quando improvvisamente quella che sembrava una slanciata torretta calcarea, vista di lato mostra la sua vera forma: una lunga e sottile cresta rocciosa in cui si apre una splendida finestra di notevoli dimensioni (circa 2,5 m sia in larghezza sia in altezza).
Durante innumerevoli escursioni in alta valle ho potuto individuare moltissime finestre (credo almeno una decina), ma non mi sarei mai aspettato di trovarne una così grande anche qui, davvero un colpo di fortuna (in realtà devo ringraziare la traccia dei camosci se l'ho trovata ...).
A parte un innocuo saltino di roccia sul lato Est di circa 1,5 m la si può attraversare tranquillamente, davvero spettacolare!
Da qui raggiungo poi velocemente il filo di cresta.
Rientrato a valle (con il doppio dei graffi e delle escoriazioni) concludo la giornata risalendo la profonda gola lungo cui si snoda lo spettacolare cammino della Montagna, una lunga via scavata nella roccia per permettere alle mandrie di raggiungere i pascoli più alti.